Com’è noto, tra le misure di contenimento del rischio di contagio dell’emergenza sanitaria sono state introdotte anche termocamere IoT per il controllo dell’accesso ai luoghi pubblici e privati, oltre che termoscanner manuali e termometri ad infrarossi. L’utilizzo di tali strumenti digitali implica l’esposizione di dati personali, sanitari e biometrici; dunque requisito fondamentale risiede nella conformità alla disciplina di tutela della privacy, contenuta nel GDPR (General Data Protection Regulation) entrato in vigore il 25 maggio del 2018.
Nel quadro dei vari strumenti messi a disposizione per far fronte alla pandemia da Covid-19, è fondamentale che i cittadini abbiano la certezza e la sicurezza che i loro dati siano protetti. A questo scopo, risulta di estrema importanza l’inserimento nella struttura interna delle aziende di consulenti privacy o di un Data Protection Officer (DPO) per istituire un Protocollo Covid-19.
Alla luce di quanto precede, l’adozione di dispositivi per la misurazione della temperatura in ambito lavorativo (e non) non può che determinare criticità laddove non sia assicurato il rispetto della disciplina in materia di privacy per la raccolta di dati personali.
Anche in un contesto emergenziale che risponde a esigenze connesse alla tutela della salute pubblica, i principi fondamentali in materia di trattamento dati rappresentano le linea guida da seguire per non rischiare violazioni della privacy dei cittadini.
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